Questioni di cuore

Questioni di cuore di Pino Procopio è una travolgente commedia visiva che trasforma l’ambiente ospedaliero in un palcoscenico ironico e surreale, dove si mettono a nudo, in modo esilarante e affettuoso, i drammi e le tenerezze dell’animo umano.

La scena si svolge in quello che appare come un ambulatorio alquanto sui generis: a sinistra, un’infermiera robusta e compiaciuta sorride con aria di complicità, stringendo una flebo come se fosse uno scettro, mentre osserva un’affascinante paziente – vestita in rosso fuoco e autoreggenti nere – che si abbandona con disinvoltura alle attenzioni di un uomo seduto accanto a lei, visibilmente smarrito tra seduzione e preoccupazione.

La narrazione si sposta poi verso destra, dove un’altra coppia di medici – una dottoressa elegante e distaccata e un dottore intento ad auscultare con dedizione – rappresentano il lato clinico e apparentemente serio della medicina, anche se la cornice pop e grottesca rivela quanto anche la scienza, qui, sia immersa nell’ironia e nella teatralità del vivere.

Sul fondo, dettagli simbolici e giocosi arricchiscono l’opera: una lavagna con un cuore rosso disegnato come in un tema d’infanzia, un orologio pronto a scandire i secondi di questa pièce, e la parola “AMBULANZA” riflessa specularmente, quasi a indicare che in questa commedia tutto è ribaltato, compresa la logica.

I volti e i corpi, deformati e caricaturali, sono come sempre tratto distintivo di Procopio, che attraverso la sua cifra inconfondibile riesce a rendere leggero anche il tema più serio: quello del cuore, non solo organo da auscultare, ma motore di passioni, turbamenti e relazioni.

Questioni di cuore è un’ode alla vita in tutte le sue sfaccettature tragicomiche, un invito a prenderci meno sul serio, anche nei momenti in cui sembra più difficile. Perché in fondo, come ci suggerisce l’opera, il cuore ha sempre le sue ragioni... anche quando batte fuori tempo.